Gevrey-Chambertin “Creux Brouillard” 2018 – Jeremy Recchione

Gevrey-Chambertin “Creux Brouillard” 2018 – Jeremy Recchione

Di Jeremy Recchione ne avevo sentito parlare pochi anni fa, tra l’altro nel corso di una chiacchierata che trattava i problemi di distribuzione in Italia di taluni vini. Inoltre, in aggiunta ai presunti dubbi sulla riuscita della comunicazione in Italia di queste etichette, c’è da aggiungere che a livello di quantitativi si tratta di una vera e propria micro produzione.

Jeremy ha iniziato a lavorare per alcuni Domaine bogognoni una decina di anni fa e dal 2013, in parallelo con l’attività lavorativa, ha cominciato ad acquistare uve dai suoi amici vignerons per vinificarle. Quindi, tutto nasce da una passione che si è concretizzata sotto il punto di vista professionale soltanto di recente, con l’acquisto della sua prima parcella, “Les Cerisiers” (impiantata ad aligoté) e di un’idea consolidata di come produrre vino, a partire dalle lavorazioni prettamente naturali in vigna ed in cantina.  

Ho finalmente colto l’occasione per acquistare diverse etichette, tra cui il suo 1er Cru di Fixin “Les Hervelets”, ma ho deciso di approcciare per la prima volta i suoi rossi con il Village di Grevrey-Chambertin “Creux Brouillard”. Una parcella situata ad est della strada nazionale N74, dove notoriamente in Côte d’Or si beneficia della denominazione generica “Bourgogne”. Nel caso specifico, tuttavia, come avviene pure per altre vigne dello stesso Comune collocate ad est della N74 (come ad esempio “La Justice”), il legislatore francese ha ritenuto innegabile lo status di Village, individuando terreni con caratteristiche decisamente influenzate dall’apporto detritico, pure a livello di calcare, che si è depositato attraverso l’enorme Combe di Gevrey. In buona sostanza, lì dove dovrebbe esserci esclusivamente argilla, sono stati riscontrati elementi tali da giustificare un potenziale maggiore della vigna.

Gevrey-Chambertin “Creux Brouillard” 2018 – Jeremy Recchione. Espressione particolarmente giocata sul frutto scuro, come il ribes nero e i mirtilli, il floreale ricorda la viola, mentre sono lievi le restanti nuances di spezie pungenti, di resina e terra. Le uve di quest’annata calda sono state raccolte l’8 settembre del 2018, vinificate con tutti i raspi e attraverso fermentazione spontanea. Al sorso è vibrante e decisamente succoso. Non denuncia in nessun modo eccessive maturità e l’estrazione lo rende tutto tranne che ingessato. Vino di carattere, pure nella sua componente tannica, estremamente saporito e disinvolto.  Per l’annata in questione sono state prodotte esclusivamente 556 bottiglie.  

Roma, il 24 febbraio 2020
Francesco Petroli

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