il Fiano di Villa Diamante – vecchie note di degustazione
|Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2010 – Villa Diamante [4 ottobre 2015]
Rara espressione di eleganza, da captare con il tempo che occorre. Alle note floreali, erbacee e agrumate – tutte estremamente misurate – si affiancano lievi cenni idrocarburici, ma su tutto prende il sopravvento la componente minerale, marina. Un liquido energico, completo e letteralmente salato, ancora agli inizi della sua fase evolutiva. Altra immensa interpretazione del Fiano irpino, tramite il territorio di Montefredane e la mano di Antoine Gaita… .
Questa volta credevo di essere a Chablis… .
Fiano di Avellino “Clos d’Haut” 2013 – Villa Diamante [15 settembre 2015]
Sono stato rapito da questa bevuta che mi ha spinto a ricercare maggiori informazioni sull’etichetta in questione e a comprarne alcune bottiglie. Per comunicare questo Fiano ho deciso di cestinare i miei appunti e di estrapolare due considerazioni dalla rete che a mio modo di vedere sono profondamente significative e comprensibili per rendere al meglio l’essenza del Clos d’Haut.
Su Tipicamente, a firma Paolo De Cristofaro “…è una sensazione riduttiva-minerale tremendamente affascinante, senza alcuna deriva “birrosa”, simile a quella più volte incontrata anche in blasonati Chablis e Mosella” e su faccialibro, il commento di Alessio Pietrobattista “L’Edoardo Valentini dell’Irpinia, solo lui poteva fare un vino così“.
Tanto basta.
Roma, il 18 marzo 2016
Francesco Petroli