Il vino delle Cinque Terre, sospeso tra cielo e mare

Il vino delle Cinque Terre, sospeso tra cielo e mare

Il vino è lo strumento per far vivere questo territorio, per farlo crescere e per proteggerlo”. Una frase ripetuta più volte durante la visita in vigna da Bartolo Lercari, vignaiolo dell’azienda vinicola Cheo a Vernazza, una delle cinque perle incastonate tra cielo, terra e mare che danno il nome alle Cinque Terre.

cinque terre e vino di flaminia cesa intothewine 4Famose in tutto il mondo per la loro bellezza, per il loro lato selvaggio e per il territorio che le avvolge, sono uscite alla ribalta del mondo enoico per la produzione di vini assolutamente interessanti, un patrimonio da difendere con le unghie e con i denti. Un fazzoletto di terra strappato al mare, alla salsedine, al bosco e alla burocrazia dell’uomo con una venticinquina di produttori, arroccati nei loro vigneti su pendii a dir poco scoscesi. Dove senza l’aiuto della monorotaia tutto sarebbe ancora più impervio e faticoso, di quello che già è. Un giro su questo minuscolo carrellino, dall’aspetto barcollante, racchiude l’essenza dell’eroicità di queste persone e del loro lavoro.

cinque terre e vino di flaminia cesa intothewine 7Piccoli cru, per dirla alla borgognona, di quasi due ettari quando sono vigneti grandi. Produzioni che sfiorano per lo Sciacchetrà, il vino ottenuto dall’appassimento dei vitigni bosco, vermentino e albarola, appena le 500 bottiglie per produttore quando l’annata è quella buona. Un nettare color ambra che a girarlo lentamente nel bicchiere tira fuori note di frutta sciroppata, canditi agrumati, fichi e miele sostenuto da una sapidità infinita e da una notevole spalla acida. La sapidità è il filo conduttore che unisce questo vino passito al Cinque Terre bianco, l’altro fiore all’occhiello di questa terra. Pare che un pezzetto di salgemma si sia asciugato dentro alla bottiglia insieme alle erbe aromatiche, di cui i vigneti ne sono pieni, ed insieme a una manciata di mandorle tostate in forno. Anche qui la produzione non è di quelle da capogiro, con bottiglie tra i 1300 e 4mila esemplari. Infatti, già nel mese di luglio, successivo all’ultima vendemmia, di Cinque Terre bianco in giro per i cinque paesini fatati non se ne vede neanche l’ombra. Non fate, quindi, l’errore di andare ad ottobre, come è capitato a me, perché tornerete a casa, per la prima volta, senza nemmeno una bottiglia da mettere nella vostra cantina.

Però, il periodo è alquanto più fortunato per fare un giro, senza essere bruciati dal sole e dal sudore, tra i filari di questi suggestivi terrazzamenti, da cui si gode una vista mozzafiato sul mare capendo finalmente il senso della frase tanto pronunciata, viticoltura eroica. Più che giro in vigna è, infatti, una sessione di puro trekking, tra muretti a secco, cespugli di erbe aromatiche, di erica, piante di limoni e macchia mediterranea, che lasciano un’impronta non indifferente ai futuri vini. Un sali e scendi come sulle montagne russe al lunapark, a seconda se il vigneto si trova in alto o a due passi dal mare con un dislivello di 200 mt di altezza dalla strada provinciale, dove brillano all’impazzata le lucine della giostra, formando una tavolozza di profumi e di colori. cinque terre e vino di flaminia cesa intothewine 1Il verde smeraldo macchiato di turchese delle acque, dal verde tenue al verde scuro al giallo dorato delle foglie della vite, il marrone del terreno, il grigio dei sassi, il viola e l’azzurro dei tanti fiori spontanei, il giallo dei limoni, il rosso delle bacche selvatiche di alcuni cespugli. Le mani, così come sulle montagne russe, sono indispensabili per aggrapparti dove si può, per non perdere l’equilibrio e rischiare di cadere, così come la vista per calibrare bene i piccoli passi necessari a scendere i minuscoli gradini che portano sul sentiero per passare da un terrazzamento all’altro.

Ti chiedi perché non ci siano sui pali, che sorreggono le viti, i segnali bianchi e rossi e la relativa numerazione, tipica dei sentieri di montagna del Cai, che al ricordo ti fanno sorridere per quanto sono semplici. E’ un attimo perdersi tra i filari, ma sarebbe solo un dolce perdersi perché questo posto così aspro e duro ti entra nel cuore e nell’anima, ti si attacca come lo zucchero filato, che fai non poca fatica a mandarlo via dalle dita. Una dolcezza che vorresti rimanesse sempre come l’orizzonte che hai davanti: vigne, mare, cielo, terra e ancora vigne, mare, cielo terra, in un susseguirsi velocissimo senza potersi accorgere che sono tutti compresi in un’unica entità.

cinque terre e vino di flaminia cesa intothewine 8Qui, persone come Giampaolo Brandani e Paolo Oligeri di Begasti, Bartolo Lercari di Cheo, Orlando Cevasco di Litàn, Walter DeBatté, Roberto Bonfiglio di Terre di Bargòn, danno l’anima e il corpo tutto l’anno per stare dietro ai filari, ai grappoli, che più sono spargoli e meglio viene lo sciacchetrà, dietro ai muretti che franano dopo le alluvioni. Non si risparmiano in nulla nemmeno in qualche battuta contro la gestione non proprio perfetta del Parco naturale, di cui fanno parte le Cinque Terre, contro gli enti locali e regionali, che invece di aiutare a proteggere e quindi a far vivere questo territorio attraverso la loro opera, danno non pochi grattacapi. Per loro questa è la fatica maggiore, non quella fisica che giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, sentono dedicandosi al loro vino. Storie di padri e di nonni che non avevano nulla ma che della terra hanno fatto il loro orgoglio, la loro ragione di vita. E che hanno avuto ragione perché da questo terreno impervio, pieno di sassi, a due passi dal mare e con un panorama che pare un quadro ogni giorno diverso, solo la vite può mettersi a dimora e dare i suoi migliori frutti.

Roma, il 21 ottobre 2015
Flaminia Cesa


Flaminia Cesa intothewine.orgFlaminia Cesa: Impastare, toccare, sentire, odorare ma anche sorridere, amare, gioire, divertirsi….sono alcuni dei sentimenti che si provano nel far diventare il proprio lavoro una passione. Ho seguito un amore che mi ha trasmesso mia nonna ed è nato il mio marchio Chef à porter – http://chefaporter.it . Un percorso iniziato con cene a domicilio e un’attività che si è andata allargando ai catering per le produzioni televisive quindi ai catering per le cene di adulti e per le feste dei bambini. La pratica ma anche lo studio, con la frequentazione di corsi, come quello di pasticceria e quello professionale da chef, sono la base del mio lavoro e dei miei piatti. Un’ottima cena diventa tale se accompagnata dalla scelta di un vino adeguato. Infatti, cibo e vino devono essere l’uno al servizio dell’altro senza sovrastarsi, per arrivare così a trovare l’abbinamento perfetto. Questa consapevolezza, insieme alla sempre crescente passione per tutto quello che vive dietro ad un bicchiere di vino, mi ha portato a diventare sommelier.

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