A Roma so’ “li Rappresentanti” [+ Cristal 1999]
|Quando ero senza un centesimo, ed oggi non è che ne abbia molti di più, per bere un bicchiere importante di vino o ti auguravi che al ristorante per il quale lavoravi la bottiglia dell’americano di turno non galleggiasse nel secchiello – se galleggia vuol dire che è finita – oppure ti facevi amico qualche agente del vino.
Si! l’agente, il rappresentante, insomma quello che dopo chilometri in macchina nel traffico aspetta per ore il fenomeno con la tazza al collo per un minimo d’ordine, ascolta il proprietario che si lamenta perché non può pagare la fornitura e becca il cazziatone dall’azienda perché nell’anno non ha aumentato le vendite. Non ho mai capito come si potesse fare quel mestiere. Però ho capito una cosa davanti ad una bottiglia di Cristal di Roederer in una degustazione guidata dal mio maestro Luciano Salvini, piena a sto giro visto che negli anni ‘90 la portavo vuota al night di turno a via Veneto in cambio di una grappetta e una sbirciatina allo spettacolo con spogliarello di ragazze dai facili costumi. Voi vi domanderete cosa ne facessero della bottiglia vuota: tranquilli poi veniva riempita.
Che impressione rivedere lo stesso porteur a distanza di anni; così li chiamavano quelli che acchiappavano i signorotti in cerca di avventure notturne. Era detto “il Barone” per la sua classe nell’accettare la sconfitta del cavallo sul quale aveva puntato tutto all’ippodromo di Capannelle. Viso segnato dal tempo con delle rughe che somigliavano a delle cicatrici; eppure quando mi bucò le ruote della mia prima vespetta 50, colpevole di aver accompagnato personalmente dei clienti al “Club 84” senza il suo permesso, era di una bellezza che neanche il Mastroianni dei giorni migliori. Ancora ricordo il momento in cui lessi sul biglietto attaccato allo specchietto retrovisore la frase: “fatti li cazzi tua” ed il gruppo di porteurs che, alle quattro del mattino, mentre giocavano a zecchinetta sui tavoli nudi del Doney dell’Excelsior che fino a poco prima avevano ospitato Brigitte Bardot ed uno stuolo di bellissime donne in abito da sera, mostravano con la sigaretta in bocca un ghigno di soddisfazione per avermi dato una lezione.
Ma ritorniamo ai nostri rappresentanti, ho capito che Fabio Facchini, Maurizio Ortuso, Roberto Mizzulinich e tanti altri amici venditori di vino che ho conosciuto in questi anni meritano grande rispetto, rispetto che a volte molti di noi non portano per il mestiere degli altri, così per citare un grande che ha regalato poesia e straordinari racconti.
“In genere è per mestiere disposto a sacrificarsi chi non sa altrimenti dare un senso alla sua vita” (Cesare Pavese)
Roma, il 2 dicembre 2014
Gianni Ruggiero
[Cristal 1999 Louis Roederer – Non posso nascondere una certa soddisfazione nell’accogliere il glorioso aneddoto sulle bottiglie vuote di Cristal poi magicamente riempite e servite al Night con i fuochi d’artificio: evidentemente i flash utili a immortalare le espressioni del fesso di turno. Una piccola vendetta nei confronti di chi ama possedere per status symbol, senza la sete di alcun interesse culturale. Potremmo parlare di comunicazione errata, di un’immagine distorta, tuttavia colgo l’assist per incentrare l’attenzione su quel prodotto che rappresenta la sintesi e il percorso di una serie di Grand Cru della Champagne, con un’impronta stilistica basata sull’armonia, senza la pretesa che debba far parte dei cuori di ogni appassionato, ma la cui maestria tecnica risulta difficilmente discutibile. Ho trascritto nella memoria l’indole discreta del Cristal millesimo 1999, il suo gioco balsamico, la frutta secca, il fungo appena colto e la spiccata componente minerale. Complessità che precedono un sorso modello di equilibrio, ma anche profondità, incisività e persistenza, elementi in cui nulla primeggia e tutto è percepibile. Francesco Petroli]
Brilliant! Un quadro accurato sull’argomento ‘qualita’ percepita’. Spesso organizzo degustazioni cieche ( non facci nemmeno vedere la bottiglia) dove Cristal e Dom se la giocano con bottiglie sconosciute di piccoli produttori dove solo l’uvaggio e l’annata sono gli stessi. E prendono regolarmente la paga anche se il prezzo di chi vince e’ 1/4 o 1/5 di questi mostri sacri. C’e’ chi poi afferma che le degustazione di una bottiglia sia per il 50% emozione. Cotenti loro.. Se l’appagamento e’ spendere 150 euro e sorseggiare guadando un’etichetta….
Grande Giannino! Quello che ti rende grande è che hai parlato di “rispetto” rispetto per il lavoro altrui. Il rispetto è prima di tutto un grande valore; è guardare oltre i nostri confini o come diceva Cicerone ” non siamo nati solo per noi “. Compà… ma è così?Dov’è il codice etico del cittadino? Dov’è il rispetto? Non ti sembra che la teoria “del mondo di mezzo” sia diffusa e prospera ?
Caro il mio Prof..e..che me lo domandi a me?
l’unica mia certezza é che sono pieno di dubbi!,non só chi l’ha detta ma le parole sono sempre di chi le ricorda.
Purtroppo il mondo del vino, sempre più associato a quello della moda (cosa ricercata da molti produttori, spinti a volte anche dai consorzi di tutela stessi) è fatto da molta gente che compra alcuni prodotti (abbigliamento e cibo) ricercati solo per apparire, per far vedere agli altri che ci si può permettere uno certo status symbol (o vista all’italiana, uno stile di vita), quando le proprie condizioni economiche non lo permettono. Cosa che ora che c’è la cris economica si è ampliata a dismisura… Ne conosco molte di ragazze della mia età e di signore che si comprano Iphone, borse, vestiti, scarpe di alta gamma e quant’altro solo per far vedere, quando poi vanno a far la spesa al discount e si vergognano se qualcuno le vede lì. Questo fenomeno è diffuso anche tra gli uomini, ma sembra molto meno.
http://www.vinoegusto.wordpress.com
Purtroppo è così,anche nel cibo si bada allo stupore della forma sacrificando la sostanza del sapore.Petrini lo definisce pornofood.
Buon anno a Francesco,Marta e a tutti gli amici di Into the Wine!
Grazie per gli auguri Gianni che anche io estendo a Marta e ai lettori 😉