Elisabetta Dalzocchio – Pinot Nero 2009 e 2010
|Briciole e residui di farina, il contatto granuloso sul palmo della mano e poi una penna: il vino insieme alla terra scolpiti su un pezzo di carta da pane. Il riferimento è a Luigi Veronelli, ai suoi gesti naturali, a semplici parole scritte sulla carta per comunicare un concetto altamente profondo, nella pratica difficile da raggiungere quando si parla di vino. Elisabetta Dalzocchio ci riesce e il suo Pinot Nero ricorda costantemente che “Il vino è il canto della terra verso il cielo”.
Punto di partenza il territorio, l’esigenza di evidenziare che due dei quattro ettari di proprietà sono bosco, poi la superficie rimanente, quella vitata interamente a Pinot Nero, che prospera sotto la scorta di un microclima in grado di ottimizzare i risultati qualitativi della varietà in questione. Vigne che evidentemente hanno tanto da concedere all’uomo. La natura è generosa presso l’Azienda Agricola Dalzocchio ed è stata accolta a braccia aperte con tutti i provvedimenti affini a una conduzione artigianale del vigneto.
La certificazione al biologico dal 2001, l’esclusione di qualsiasi trattamento chimico di sintesi, le rese inferiori ai 50 quintali per ettaro, il lavoro prettamente manuale e la selezione meticolosa delle uve, per terminare con le celebri fermentazioni spontanee e l’aggiunta minima di solforosa. Temi scottanti gli ultimi due, in realtà incubo per i rappresentanti ai banchi d’assaggio che hanno individuato nei quiz ossessivi su lieviti e SO2 la vera causa del mal di testa mattutino e le cui risposte sono spesso irragionevolmente determinanti per decretare la qualità di un vino.
Un pizzico di ironia per affermare che non esiste il bene assoluto: sono scelte produttive coraggiose. Termine che occorre sottolineare per dedurre che gli esiti al calice non sono vincenti a prescindere. Un aspetto che richiamiamo nuovamente – scelte produttive coraggiose – per comunicare con altrettanta decisione che possono offrire un prezioso timbro di territorialità e carattere al vino. Di fronte a risultati di estrema pulizia e piacevolezza occorre quindi celebrare il frutto di un intero lavoro con tutte le note di merito aggiuntive del caso.
I vigneti di Elisabetta Dalzocchio sono in Trentino, di età compresa tra i 10 e i 35 anni, per un totale di due ettari vitati a Pinot Nero. Per i perfezionisti si segnala che le viti sono in prevalenza su portainnesti 420A e SO4, entrambi ottenuti dall’incrocio tra Vitis Riparia e Vitis Berlandieri, che ben si adattano ai terreni più o meno ricchi di argilla, limo, con una buona prevalenza di scheletro e la roccia madre di calcare scaglia rossa. Un insieme di caratteristiche lette al calice in due annate differenti, il millesimo 2009 e il 2010, in cui, segnaliamo, non si riscontra la benchè minima nota surmatura, come accade di frequente nei Pinot Nero italiani.
Pinot Nero 2009 Azienda Agricola Dalzocchio: il risultato di un’annata abbastanza calda e regolare, con un andamento certamente favorevole alla pianta; sulla relazione di Assoenologi inoltre si segnalano punte di eccellenza per il Pinot nero. Si gioca su alti livelli, il naso svaria da un delizioso fruttato di more e piccoli frutti rossi, poi lievi sentori di terra battuta, tabacco e un’evidente nota ferrosa, per un sorso che coinvolge l’intero palato con dinamismo e una spiccata e integrata freschezza che si sviluppa in armonia con tutte le altre componenti. E’ gratificante assaporare il piccolo frutto!
Pinot Nero 2010 Azienda Agricola Dalzocchio: Annata a tratti problematica in Trentino, caratterizzata da alternanti periodi di caldo umido e venti freschi asciutti. Importanti perturbazioni a partire dalla metà del mese di agosto hanno fatto registrare oltre 250 millimetri di pioggia, per una vendemmia che ha visto un calo del 10% rispetto all’annata 2009. Complessità del registro aromatico che cambia a distanza di pochi minuti. Lampone, fragolina di bosco e si ritrova quell’impronta ferrosa riscontrata anche nel 2009. Poi terra battuta, rossetto rosso, the, cannella e liquirizia. Il sorso ampio, all’insegna dell’equilibrio e di un’importante materia con una frizione tannica che non impedisce una beva scattante e progredisce in un finale che ricorda il pmpelmo rosso.
Roma, il 24 settembre 2014
Francesco Petroli
Nota: la foto della cantina Dalzocchio è stata presa dalla galleria fotografica del sito www.dalzocchio.it