Trentino Alto Adige – appunti di viaggio: Cantine Ferrari
|Eccoci qui a completare il quadro con la seconda tappa trentina! dopo la visita alla splendida tenuta di San Leonardo, ci spostiamo da lì verso Trento: impossibile non fare un giro alle Cantine Ferrari! la cantina non passa di certo inosservata, ben visibile com’è già dall’autostrada. La stessa sensazione di enormità si percepisce all’interno: la sala di accoglienza da cui si parte e a cui si ritorna per la degustazione a fine visita è dotata di uno spazio enorme, con foto di eventi e personaggi in cui il Ferrari è protagonista insieme a vip e politici. Enormi i tini di acciaio in cui viene effettuata la vinificazione delle singole uve prima dell’assemblaggio. I circa 120 ha di proprietà della famiglia Lunelli non sono sufficienti a coprire l’intera produzione, così acquistano uve da conferitori della zona che rispettano gli standard qualitativi imposti dalla cantina, più restrittivi rispetto a quelli previsti dalla Doc Trento (minor resa per ettaro e altitudine dei vigneti che garantisca la qualità che ci si aspetta dal marchio Ferrari). Otto gli enologi intorno al tavolo a decidere come comporre le cuvée, due dei quali di cognome fanno Lunelli. Immensi i cunicoli nei quali riposano sui lieviti migliaia e migliaia di bottiglie, distinguibili dal colore della bidule. Di fronte alla suggestiva vista di corridoi e corridoi di bottiglie, ci viene narrata la storia della cantina, a partire dalla lungimiranza di Giulio Ferrari, che ossessionato dalla qualità e a seguito dei suoi studi a Montpellier, importa barbatelle di Chardonnay che a suo parere potevano dare risultati ottimali, fino ad arrivare all’acquisizione da parte degli attuali proprietari, la famiglia Lunelli, anche di una distilleria e di un impianto di acqua sorgiva utilizzato durante le degustazioni ufficiali da sommelier professionisti.
Si passa quindi alla sala dove avvengono sboccatura, tiraggio e vestizione delle bottiglie. Un procedimento che qui sa di industria.
All’assaggio ci vengono proposti due estremi: la neonata Riserva Lunelli 2006, prima linea della casa a riportare in etichetta il nome degli attuali proprietari, e il ben noto Perlé Nero 2007. Un blanc de blancs a confronto con un blanc de noirs: alla morbidezza del primo preferisco inaspettatamente il carattere indomito e testardo del Pinot Nero che mi intriga col suo sorso fresco e accattivante. Un’ottima scelta per serate speciali, accompagnando frutti di mare e relative preparazioni a tutto pasto. Proviamo anche il Perlé Rosé: ottima fattura ma non è il mio vino. Non possiamo farci mancare la bottiglia per cui in fondo in fondo siamo venuti: la Riserva del Fondatore. La versione 2002 è spettacolare. La conosciamo già e riassaggiarla è solo una piacevolissima conferma. Uno spumante di altra levatura, non c’è confronto, sta avanti. Inutile dire che ne abbiamo acquistate due bottiglie insieme al Perlè Nero. Non sapendo ancora quale annata sfornerà una nuova Riserva del fondatore (di certo non il 2003), meglio non rischiare! Sicuramente la poesia un po’ si perde quando i grandi numeri la fanno da padrone e la cultura contadina lascia spazio al patinato e all’istituzionale (in mostra anche le bottiglie in edizione limitata per il presidente della Repubblica), ma la qualità parla da sola e questi sono vini che meritano tutta la nostra attenzione.
Roma il 25 agosto 2014
Marta Di Iorio
Testata la ’01.
tasting and pairing: http://vinidiconfine.blogspot.it/2012/08/giulio-ferrari-riserva-del-fondatore-01.html
Non condivido questa sorta di ghettizzazione solo perché un’azienda è di gandi dimensioni. E’ chiaro il carattere dell’ “esposizione nello show room nella sede aziendale, ma qui c’è storia e un bel mazzo quotidiano in vigna e in cantina.
Cordialmente
Riccardo Margheri