Salvioni uomo e vino: generosa eleganza
|Al giorno d’oggi non è facile trovare persone così generose da dedicare 2 ore del loro pomeriggio a dei perfetti estranei, raccontandosi apertamente e rivelando stralci della propria quotidianità. Ecco perchè apprezzo Giulio Salvioni come persona oltre la sua maestria. Grandi vini i suoi e grande personaggio lui.
Fine Maggio in quel di Montalcino, proviamo ad affacciarci alla cantina della Cerbaiola e lo troviamo intento nella riparazione di un vecchio motorino. Ci scusiamo del disturbo, mentre lui ci accoglie come se fossimo dei vecchi amici. Appena finito di armeggiare, si lava le mani e si offre di accompagnarci a fare un giro tra vigneti e cantina, proprio lì accanto. Ci si sente a casa, chiacchierando di vigne e vino, di suo padre e anche di tutto ciò che col vino ha poco a che fare.
Eccoci di fronte al vigneto più anziano, 25 anni, e alla nostra destra uno dei più giovani. Giulio riceve il vigneto in eredità dal papà e ci si appassiona insieme alla moglie, un divertimento che gli consente di esprimere tutto l’amore per la sua terra di origine e a cui si dedica ancor di più da quando è in pensione. Si capisce dalle sue parole quanto forte sia il legame con Montalcino.
Rimango affascinata dai suoi racconti, un fiume in piena che svela un “dietro le quinte” tutto familiare: il lavoro manuale, l’imbottigliamento fino a poco tempo fa fatto a mano dalla moglie, l’etichettatura con colla e pennello. Madre, padre e i due figli partecipano, ognuno facendo il suo con dedizione e impegno. Le sue parole non fanno altro che rendere ancor più affascinante il suo vino: la produzione così piccola (tra le 13000 e le 15000 bottiglie massimo l’anno) rende ogni bottiglia un vero e proprio gioiello.
Cominciamo a visitare la cantina dove i tini di acciaio conservano l’ultima vendemmia: ci racconta della cura in vigna, della vendemmia manuale fatta sempre con estrema attenzione dalla famiglia stessa, la macerazione per 25-30 gg, la fermentazione spontanea (inclusa la malolattica) dopo la quale viene passato nelle botti, sia quelle più vecchie del locale accanto alla vigna che quelle più giovani nella cantina sotto casa in centro paese a Montalcino.
Ed arriva un momento inatteso: “Venite che vi faccio assaggiare il vino. Partiamo dalla 2013 e torniamo indietro!”. Che onore! Così prende un bicchiere e unisce il vino conservato in due tini diversi. Il 2013 ha ovviamente tutti i crismi della gioventù, ma anche la prospettiva di diventare un ottimo Brunello. Colore rubino, luminoso e carico, naso un pò chiuso e in divenire, acidità ancora non perfettamente integrata (giustamente!), il frutto scuro che arriva in seconda battuta. Incredibilmente già elegante. Un’annata da non lasciarsi sfuggire. Ci spostiamo nel locale accanto dove riposano le annate precedenti nelle botti di rovere di Slavonia da 20 hl dell’azienda Garbellotto. Passiamo alla 2012: questo assaggio è da una sola botte. Spontaneamente esclamo: “ Questo sa ancor più di frutto!”. E’ proprio così: mi indica un vigneto. E’ quello con caratteristiche più spiccatamente fruttate. I suoi frutti sono nel mio bicchiere. La trama è sempre fitta, l’eleganza sempre presente. La 2011 e la 2010 ovviamente hanno componenti più amalgamate, il vino si è già assestato. Soprattutto la 2010 è in forma smagliante, un acquisto azzeccato per chiunque riesca ad aggiudicarsela. Tannino elegante e setoso, frutto e acidità combinati in maiera equilibrata, un sorso che ti spinge al successivo. Piacevole già ora, figuriamoci al momento clou…
Dopo questi assaggi mi trovo a riflettere sul termine “elegante”e l’uso che se ne fa per descrivere un vino. Spesso è associato a bottiglie che non incontrano il mio gusto: no asperità, nessuno spigolo, palato rotondo, esecuzione perfetta, niente spazio per sbavature o incomprensioni, lo stereotipo del vino facile da bere, quello che non richiede nessuna riflessione in più per essere capito.
Credo si sia perso il significato più profondo: elegante deriva dal latino “eligere”, ex-ligere, scegliere tra. Credo che la maestria dei grandi produttori risieda proprio nell’abilità di operare scelte basate sulla propria conoscenza, tali da rendere un vino ricco di significato nella sua semplicità, senza alcun orpello, piacevole e intrigante, che evolve nel tempo mantenendo intatta la sua armonia. Credo che il Brunello di Salvioni sia un vino elegante. Nel vero senso del termine.
Roma, il 10 luglio 2014
Marta Di Iorio