Gevrey – Chambertin Clos Saint – Jacques 2007 – Domaine Bruno Clair

Il contatto con la Borgogna è una fase inevitabile per ogni eno-ossessionato. Il percorso è sconfinato e siamo al primo passo. Un tale espone un cartello “En Bourgogne chacun cherche le chemin. Plusieurs ne l’ont jamais trouvé”.

Si mormora che alcuni individui possedevano anche un conto in banca prima di intraprendere quel cammino, ma non avevano un’anima.

gevrey-chambertin-intothewine.orgAssolutamente triste è il vagabondare virtuale con il solo ausilio delle rappresentazioni grafiche di un territorio. Ma qui si pianifica innanzitutto e di conseguenza si fantastica di percorrere quei quindici chilometri verso sud, partendo da Digione, per essere accettati nel Comune di Gevrey – Chambertin.

La Combe de Lavaux divide il territorio in due porzioni e andando verso Morey – Saint Denis si imbocca la Route des Grands Crus, popolata dalle superfici vocate che raffigurano l’apice qualitativo delle Appellation borgognone. “Ho dimenticato il nome del luogo, il nome della donna, ma il vino… era Chambertin”, tanto scriveva Hilaire Belloc dopo il suo incontro con il più noto dei Grand Cru di Gevrey – Chambertin.

Per degustare il Borgogna rosso oggetto della degustazione occorre tuttavia fare inversione di marcia, ammirare il Clos de Bèze che si allontana sulla nostra sinistra e andare verso sud, al confine con Brochon dove una serie di Premier Cru disegnano una concavità e nel cui cuore troviamo una vigna storica: il Clos Saint – Jacques.

CLOS SAINT JACQUES – Cru Monopole di proprietà del Conte di Moucheron fino al 1954, la leggenda dice che il nobile francese, quando si presentò l’opportunità giusta, non fece domanda al sistema repubblicano per classificare la propria parcella in Grand Cru: a cosa sarebbe servito richiedere un riconoscimento allo Stato allorché il Clos Saint Jacques era già definito “tête de cuvée”? Gli atti storici non mancano, come quelli redatti da Lavalle che nel 1855 classificò il Clos in questione tra le “têtes de cuvée n° 2” allo stesso livello del Mazis – Chambertin (un Grand Cru). Versione attendibile o meno, questo Clos è comunque conosciuto come il più celebre tra i Premier Cru di Gevrey – Chambertin.

Oggi sono cinque i proprietari che si dividono i 6,70 ettari vitati del Clos Saint Jacques. Produttori capaci e favoriti da una buona sorte, tutti con appezzamenti che si estendono dal basso verso l’alto sull’intera altezza del pendio. Ognuno quindi ha la possibilità di ricercare la massima espressione territorio e vino: Armand Rousseau (2,22 ha), Michel Esmonin (1,60 ha), Louis Jadot (1 ha), Jean Marie Fourrier (0,89 ha) e infine Bruno Clair che per la precisione detiene 1,0001 ettari. Buona parte dei ceppi in selezione massale, una metà della parcella con viti impiantate nel 1957 e un’altra parte nel 1972, che prosperano su terreni calcarei e in parte su marne argillose. Bruno Clair vinifica in parte anche i grappoli interi, con tutto il raspo, e a seguito di una maturazione in botti di quercia passa all’imbottigliamento, per la realizzazione di un vino generalmente di grande equilibrio in tutte le sue componenti e che andremo ad analizzare per il millesimo 2007.

Annata quella del 2007 climaticamente problematica. L’inverno è stato dolce sulla gran parte della Côte d’Or, tolta una gelata a gennaio in Côte de Beaune, poi un aprile indubbiamente caldo, con temperature superiori ai 30 gradi. Le prime fasi fenologiche della pianta hanno quindi fatto pensare a una vendemmia precoce e a seguito di un avvicendarsi di piogge e sole, il legislatore, appurata l’irregolarità del livello di maturazione delle uve nell’intero territorio, ha autorizzato la vendemmia con un Ban de Vendange a partire dal 13 agosto. Si sono visti gruppi in raccolta a partire dal 24 agosto. Il 2007, come il 2011, è una delle sei annate degli ultimi tre secoli con vendemmia agostana, una rarità. A fronte di una raccolta potenzialmente abbondante c’è da rilevare un grande quantitativo di uve scartate sui tavoli di cernita. Chi c’era assicura di aver visto arrivare in talune aziende grappoli a due colori. I palati che sanno garantiscono che salendo ad alti livelli è possibile scovare opere di assoluta eccellenza e nella massima coerenza di espressione del relativo terroir.

Clos Saint Jacques Bruno ClairGevrey – Chambertin Clos Saint – Jacques 2007 – Domaine Bruno Clair : Al calice il colore classico del Borgogna rosso, con il rubino e lievi riflessi granato. La gradazione si lascia attraversare dallo sguardo come ci si aspetta. Naso complesso e rigoroso che invita il degustatore alla pazienza. Man mano si scoprono i profumi a partire dall’intramontabile cassis, descrittore tipico. Ci sono  i mirtilli, un petalo di rosa, la cannella e la pungenza del pepe è molto gratificante, il tutto su uno sfondo ematico e dai sentori di carne cruda. L’attaco al palato è morbido e supportato da una buona spalla acida, quella dell’arancia rossa, per un sorso saporito e a sostegno del tannino. Di media struttura, non stanca il palato, mobilitando il degustatore verso il secondo bicchiere, ma soltanto dopo aver meditato sul finale sapido.

Roma, il 1° luglio 2014
Francesco Petroli

Note: Per quanto riguarda la rappresentazione geografica di Gevrey-Chambertin la foto è tratta dal sito www.borgognamonamour.it (sito dove inoltre ho acquistato il vino). Per quanto concerne, invece, le informazioni relative all’andamento climatico in Borgogna durante il 2007 si ringrazia una persona ben nota nell’ambiente che, tuttavia, non credo ami essere citata.

Tappo Clos Saint Jacques Bruno Clair

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