Naturale 2014 – Fiera del vino artigianale
FIERA DEL VINO ARTIGIANALE – NATURALE 2014 – III Edizione, una bellissima manifestazione. Integrazione totale tra messaggio, tema e ambientazione. In quel di Navelli, a pochi km dall’Aquila, Palazzo Santucci fa da cornice a un evento che offre visibilità a quei produttori che fanno bandiera della “naturalità” dei loro vini.
“Naturale” è anche lo svolgersi della giornata, a partire dall’ottima organizzazione da parte dell’associazione culturale DinamicheBio: una navetta fa da spola tra il parcheggio macchine e l’ingresso al palazzo, personale adeguato all’ingresso che consente un rapido smaltimento dell’afflusso. Gente ce ne è, ma non si percepisce affollamento nè all’ingresso, nè durante gli assaggi. Ottima la temperatura di servizio dei vini, grazie alle spesse pareti del palazzo che la mantengono fresca e costante. Un plauso anche al cibo, a base di prodotti tipici: a scelta risotto allo zafferano o sagne e ceci, a chiudere ricottina allo zafferano, acqua e caffè, il tutto a un prezzo ridottissimo e con porzioni abbondanti. L’accoglienza è straordinaria. Al 1° posto l’efficenza degli organizzatori.
Passiamo ora ai protagonisti: dichiaro in anticipo di non avere una conoscenza approfondita dei vini “ naturali”, non essendo di base una grande sostenitrice di questo termine, che, se applicato al vino, non corrisponde a nessuna regola o codice sulla base del quale discriminare tra chi naturale è e chi meno. Il principio a cui mi affido è quello della qualità: se c’è, si sente, indipendentemente dalla filosofia di produzione a cui ci si può sentire più o meno vicini per gusto e tendenza personale. Ed ecco allora i miei migliori assaggi:
CASCINA DEGLI ULIVI: Stefano Bellotti è un personaggio, che diventerà ancor più tale dopo l’uscita di “Natural Resistance”. Lo ammiro per le sue forti convinzioni e per il suo modo di trattare la “Terra”. Tra i suoi bianchi (assolutamente sorprendenti e affatto scontati), ho apprezzato molto il MONTEMARINO 2009, 100% Cortese, che prende il nome da uno dei colli più alti del Gavi dove risiede il secondo cru della zona, esposto a mezzogiorno, verso il mare, su terreni calcarei. Il vino fa una breve macerazione di 3 giorni a contatto con le bucce, da cui fa in tempo ad estrarre un colore dorato e una sapidità figlie del suo luogo di origine. Secco, ammandorlato sul finale, di carattere, tondo, avvolgente, ricco, grasso e molto consistente. Un vino materioso che parla di sostanza. Poi la MERLA BIANCA 2006, blend 50/50 di sauvignon e traminer aromatico: al naso sembra quasi un passito, con note di albicocca essiccata, caramella al latte e miele, in un mix impensabile di mela e cera d’api e un colore dorato spinto. Il gusto è secco e non rivela nulla di ciò che ho sentito al naso: al contrario di quello che avviene abitualmente, la totale dissonanza rende il vino ancor più affascinante.
LA DISTESA: Terre Silvate 2013 interpreta il verdicchio alla vecchia maniera, con un’aggiunta minima di trebbiano e malvasia. Ha un gusto rotondo con un’ottima spalla acida e un colore paglierino intenso, che, uniti all’ottimo rapporto qualità prezzo, mi hanno spinto all’acquisto di una bottiglia.
EMIDIO PEPE: una garanzia e una scoperta. La prima è quella di trovare vini di grande qualità e impatto sensoriale, con una mineralità solforosa. La seconda, quella del pecorino, assaggiato nella sua prima annata di produzione, la 2010. Stesso procedimento produttivo dei due fratelli maggiori, ma forse qualche passo ancora da compiere. Il Trebbiano 2012 e il Montepulciano 2010 sono entrambi assaggi immaginifici: ti ritrovi in un secondo a fantasticare su quale ottima bevuta ti aspetta di qui ad almeno 20 anni. Il rigore del metodo tradizionale con cui le uve vengono raccolte e lavorate, raccontato mentre ti tuffi nel bicchiere e sorseggi il vino, contribuisce al fascino dei vini storici di questa cantina. Il Trebbiano è sicuramente molto giovane al momento: annata 2012, imbottigliato solo un mese prima, è un infante che già dimostra di avere le carte giuste per eccellere. Bottiglie totali acquistate: tre, un Trebbiano e due Montepulciano.
CAPPELLANO: il re dei vini, il vino dei re. Il Barolo. Come resistere poi se sai che viene da vigne a piede franco? Cantina storicamente associata all’invenzione del Barolo Chinato, produce (caso più unico che raro, ma potrei peccare di ignoranza) il cosiddetto Barolo Franco (qui assaggiato nell’annata 2009) da vigne impiantate 30 anni fa immuni all’attacco della fillossera, per ragioni non scientificamente provate, ma probabilmente legate alla presenza di terreni polverosi, come mi racconta Augusto Cappellano. Il vino è intrigante già alla vista, di un granato scarico con unghia dal colore particolarissimo. Eccellente all’assaggio, elegante, scivola come velluto sul palato, lunghissimo sul finale, bocca perfetta. Bottiglia acquistata senza indugio. Nota di merito anche al barolo Rupestris 2009, colore scarico sul granato, naso un pò chiuso, vino asciutto, potente, ma elegante nella sua franchezza.
In sostanza….partecipate alla prossima edizione!
Roma il 27 Maggio 2014,
Marta Di Iorio