Cinque rossi a confronto: avranno ragione le guide?
Quando organizzi una cena a casa e sai che tra i tuoi ospiti hai tre sommelier e altrettanti invitati che hanno (giustamente) una serie di aspettative, non puoi esimerti dallo scegliere bottiglie all’altezza della situazione. Tema della serata: Toscana. In particolare: Montalcino. E poi si trova sempre posto a un piemontese, no? D’altronde non ci piace fare scortesie a nessuno! Ed ecco allora che ci ritroviamo ad accompagnare salame di cinghiale, Montasio stagionato, filetto di Fassona alla piastra con (in ordine di apparizione): Rosso di Montalcino 2006 Capanna, Brunello di Montalcino Schiena d’Asino 2006 Mastrojanni, Brunello di Montalcino 2001 La Fortuna, Brunello di Montalcino 1997 Capanna e Barolo Ciabot Mentin Ginestra 1996 Domenico Clerico. Che dire su questi vini…se non che: Mastrojanni sfodera 94 punti di Wine Spectator, i 5 Grappoli, le Super 3 Stelle Guida d’Oro i Vini di Veronelli e il “vessillo” del Touring Club tra i Vini Buoni d’Italia 2012; La Fortuna ha dalla sua i 3 bicchieri del Gambero Rosso, il Silver Medal Award del Los Angeles County Fair, anche Vino Buono d’Italia, 90 punti da Wine Spectator e 91 da Robert Parker. Seguono poi il Brunello annata 1997 di Capanna con 94 punti di Wine Spectator e Wine Enthusiast e, ahimè, soli 2 Bicchieri del Gambero Rosso; a chiudere il Barolo di Clerico, risultato all’ottavo posto nella classifica dei 100 vini migliori del 2011 secondo Wine Spectator.
Bene! A questo punto, come pensate sia andata a finire la serata? Per quale vino buttereste lì un’esclamazione del tipo: “Sarà stato il primo a finire!”. Qualche indicazione in più sulle caratteristiche dei vini vi potrà forse dare un aiuto? Il Rosso di Montalcino, con il suo “breve” invecchiamento in botte (12/15 mesi contro il minimo di 24/30 mesi per il Barolo), rivela l’impronta stilistica del suo produttore: nato dalle vigne più giovani di brunello nella zona di Montosoli, sfodera austerità e rigore in tutte le fasi della degustazione, con un colore granato e un tannino smagliante. Il Barolo, al di là delle scontate differenze territoriali e di vitigno, è l’unico a maturare in barrique (80% nuove e 20% di secondo passaggio), ma il suo uso è integrato e per nulla invadente. Mastrojanni mostra un’eleganza affatto scontata e molto coinvolgente, frutto di vigne vecchie con una profondità radicale che lascia un’impronta assolutamente particolare al gusto. Il Brunello di Capanna 1997, nonostante l’annata calda, spiazza con il suo tessuto cromatico e gustativo, il tannino e l’impalcatura vigorosa fanno già pensare: “La prossima bottiglia di ’97 che ho in cantina la apro tra altri 10 anni!”. E poi La Fortuna, in cui i sentori classici del Brunello si rincorrono dietro a una nota fruttata che fa da protagonista.

Ebbene, avete indovinato? No? Allora ve lo dirò io! Vincitore indiscusso della serata è stato Capanna, che se già con il rosso ci aveva fatto ben intendere cosa significasse fare vino per lui, ci ha convinti ancor di più con un Brunello che stupisce al di là di ogni aspettativa. Brunello di altri produttori nella stessa annata non mi hanno fatto immaginare di aprirne con gusto una nuova bottiglia tra un decennio, ma piuttosto preoccupare per non averle aperte prima! Altrettanto inaspettatamente, un unico vino è avanzato (sacrilegio!):

La Fortuna, che non ha retto il confronto con il gusto degli altri, penalizzato da una nota fruttata troppo decisa, che se lo rende ammaliante, piacevole e beverino quando assaggiato senza confronti diretti, lo fa risultare poi meno interessante di fronte a vini più corposi.
Se confrontiamo il risultato della serata con l’elenco dei premi, otteniamo la controprova che in una serata godereccia, il vino ha una sua funzione ben precisa, che nulla a che fare con i criteri di valutazione e i dati tecnici di vinificazione: è il compagno di chiacchiere aperte a qualsiasi argomento, si esalta insieme al cibo e fa parlare di sé in maniera più o meno discreta…ma soprattutto, ci fa capire che il vino del cuore ti colpisce e arriva dove gli altri si fanno dimenticare, quando i premi e riconoscimenti non hanno più valore.
Roma il 5 Maggio, 2014
Marta Di Iorio
Guida con moderazione
Una cena veramente….godereccia!:)
Felice di esserci stato, ansioso di partecipare alla prossima! Bravi ragazzi, avanti così!!
Grande Alberto! tocca organizzarne un’altra!
…al più presto! 🙂 Grazieeeee!!!!
Bell’articolo! Mi è piaciuto molto….e mi ha fatto desiderare di potermi unire al “club dei goderecci”… 😉
Alla prossima cena!
Grazie Raffaello, giro i complimenti a Marta e più “club goderecci” per tutti! 😉
C’è sempre posto nel “club”! 🙂