Storia dei Supertuscan da Sangiovese e Fontalloro 2007 – Felsina
|LA RICETTA DI BETTINO RICASOLI: l’Italia è un paese straordinario, complesso, ma anche ottuso e molto spesso poco lungimirante. Siamo in Toscana nel diciannovesimo secolo ed il Barone Bettino Ricasoli, illustre politico ma anche agronomo e grande appassionato di vini (soprattutto francesi), intuì le grandi potenzialità del Sangiovese per introdurre la prima ricetta di un Chianti che prevedeva uve a bacca nera e bianca con un 70% di Sangiovese per il corpo ed il colore, un 15% di Malvasia per l’acidità e la finezza ed infine un 15% di Canaiolo per il profumo e la dolcezza.
Si trattava, all’epoca, di un’innovazione oggettiva che, per ragioni storicamente e culturalmente comprensibili non contemplava l’idea di un vino da lungo invecchiamento con determinate tecniche di vinificazione, ma bensì un vino da pronta beva, da gustare immediatamente (occorre, tuttavia, segnalare che ancora oggi si degustano Chianti degli anni ’60 e ’70 vinificati pure con uve a bacca bianca e straordinariamente longevi).
LE COLPE DEL LEGISLATORE: Giunti nel ventesimo secolo, malgrado i processi innovativi in ambito enologico e la consapevolezza che dal Sangiovese vinificato in purezza sarebbe stato possibile ottenere vini di importante struttura, invecchiamento e riservati all’eccellenza, il legislatore italiano pensò bene di trascinarsi stancamente dietro, seppur con qualche modifica, l’antiquato e superato “disciplinare” di Bettino Ricasoli fino al 1994, data in cui fu finalmente consentita la produzione di Chianti Classico anche con il 100% di Sangiovese, eliminando quindi il vincolo di vinificare il Chianti Classico anche con una piccola percentuale di uve a bacca bianca come Malvasia o Trebbiano Toscano. Dal 1996, inoltre, è possibile produrre Chianti anche con un 15% di Cabernet Sauvignon.
Troppo tardi! Il mercato, come vedremo, aveva già coniato il termine SUPERTUSCAN consacrando e garantendo, con maggior tutela delle nostre leggi, la straordinaria qualità di determinati vini toscani e di consenguenza anche il loro successo a livello internazionale.
NASCONO I SUPERTUSCAN DA SANGIOVESE: I limiti sopra riportati, imposti dalla legge italiana, portarono, soprattutto negli anni ’80, una serie di produttori ad uscire dal disciplinare, declassando il proprio prodotto in “vino da tavola”. Si creò quindi l’assenza di tutela per quei viticoltori coraggiosi che, rinunciando ad una rinomata ma caotica DOC, decisero innanzitutto di puntare sulla qualità. Si dice addirittura che alcuni produttori evasero il disciplinare, ma senza uscirne, producendo di nascosto un Chianti Classico con il 100% di Sangiovese, quindi impossibilitati dall’espiantare i vigneti a bacca bianca per via dei controlli, si rifugiarono nella produzione del popolare Galestro, che prende il nome dalle caratteristiche di quei terreni… chi non ricorda il Galestro Capsula Viola?
NACQUE IL TERMINE SUPERTUSCAN: La conseguenza di scelte poco comprensibili o quantomeno tardive del legislatore italiano, ma dall’altra parte di scelte coraggiose e pensate da parte di alcuni produttori incentrate sulla qualità, fecero si che il mercato statunitense innanzitutto ed in parte anche quello francese, riconobbero per primi l’eccellenza di questi vini che riportavano la semplice e poco edificante dicitura “vino da tavola” e coniarono il termine SUPERTUSCAN, per l’appunto i super toscani, per garantire, assicurare e celebrare la pregevolezza di tutti quei vini che la legge italiana non era in grado di encomiare e valorizzare in una classificazione o con un disciplinare di rilievo.
Tra questi, oltre ai celebri supertuscan a taglio bordolese, come il Sassicaia, o altri supertuscan con Sangiovese e l’aggiunta di altri vitigni internazionali, rientrano i SUPERTUSCAN DA SANGIOVESE, prodotti che dal 1994 sarebbero potuti rientrare nella DOC, ma che per via del successo raggiunto, storico e commerciale, non hanno giustamente alcun interesse nel farlo. Parliamo di vini che ad oggi hanno un blasone incontrastato come “Le Pergole Torte”, “l’Anfiteatro”, il “Flaccianello della Pieve” e per l’appunto il “Fontalloro” oggetto della mia degustazione.
CANTINA FELSINA: Siamo nella via del Chianti, a Castelnuovo Berardenga. L’Azienda è stata fondata nel 1966, produce circa 800mila bottiglie l’anno e l’enologo, che non ha bisogno di presentazioni, è Franco Bernabei. Dispone di 90 ettari vitati a Felsina ed alti 56 al Castello di Farnetella.
FONTALLORO 2007 – ROSSO IGT – FELSINA: (100% Sangiovese – 20 mesi in barrique). Si presenta limpido di un colore rosso rubino tendente al granato, carico e consistente. Al naso è intenso, ampio nella complessità dei suoi sentori e con una fattura straordinaria degli aromi. Si riconosce un elegante fruttato di ciliegia, more e ribes, poi humus e note di terra bagnata che ricordano i funghi champignon, sentori speziati di chiodi di garofano, note tostate di tabacco e caffè, qualche lieve sentore di vaniglia ed infine liquirizia. In bocca dimostra di essere ancora giovane nelle sue parti dure e si rivela con una elevata freschezza, una grande sapidità ed un tannino evidente ma elegante e setoso. Persistente nel finale, si ritrovano in bocca il fruttato e le spezie sentite al naso.
Roma, 2 giugno 2013
Francesco Petroli
L’ha ribloggato su VitaDiGusto.ITe ha commentato:
Appresso il modo di scrivere che documento prodotto e storia. EssE
Apprezzo il modo di scrivere che documenta prodotto e storia. EssE
Grazie mille, credevo di averti risposto sul tuo blog ma non riesco più a trovare il commento. In ogni caso ti avevo scritto che spero di essere stato chiaro nei concetti… perchè qualche dubbio rileggendomi ce l’ho.
Per fare chiarezza: i supertuscan più conosciuti sono vini come il Sassicaia in primis, o l’Ornellaia. Anch’essi hanno impiegato tanto tempo per essere valorizzati da un disciplinare, tuttavia sono prodotti con vitigni internazionali (Cab. Sauvignon, Franc,Merlot, Petit Verdot).
L’Aspetto che invece ritengo paradossale è che su un nostro vitigno, di identità e territorio come il Sangiovese, non siamo stati in grado di valorizzare un prodotto portandoci avanti un disciplinare per più di un secolo. Ci sono voluti gli americani e i francesi per celebrare il nostro vino!
Alcuni giorni fa ho iniziato un articolo sui vini Toscani, o meglio la Toscana come regione vitivinicola importante nel nostro paese. Sono, credo, nemmeno all’inizio perché documentarsi su una quantità così diversificata e importante di vini richiederà ancora molto tempo per me.
Mi è piaciuto lo stile del tuo articolo che unisce informazioni commerciali e storiche, non volendo e nemmeno potendo entrare nel contenuto piché non conosco nel dettaglio il Fontalloro 2007.
Riconosco ai disciplinari il buon intento di salvaguardare e dare una norma unica, a tutela di produttori e soprattutto dei consumatori.
Due riflessioni suggerite dal tuo articolo:
1. l’imprenditore illuminato è più efficace del sistema paese definito dalla politica centrale
2. la lungimiranza e la valorizzazione di ciò che sappiamo fare bene potrebbe diventare motore di un risorgimento economico, ma subisce la lentezza burocratica a cui la storia ci ha abituati, anche se penso che la semplicità di accesso al networking e alla cooperazione, potrebbe essere spunto per superare, senza l’assistenza della politica, il difficile momento di crisi, in questo caso però si dovrebbe superare l’egoismo dell’imprenditore “medio” (non tutti sono così) italiano.
Ti ringrazio infinitamente per la lunga risposta di chiarimento che hai voluto darmi. Spero con la mia di averti trasferito alcune delle cose che ho interpretato tra le tue righe e soprattutto di non aver male interpretato.
A presto, EssE
Beh non hai scelto un articolo semplice, quindi è normale che impiegherai parecchio tempo per ultimarlo. La Toscana è vastissima e piena di aneddoti storici. Ad esempio sapevo che Cosimo III de Medici è considerato il padre delle denominazioni di orgine italiane sul vino ma non ricordavo bene i dettagli, così cercando su internet ho trovato un articolo che parla proprio di un suo disciplinare del 1716 e visto che potrebbe interessarti ti metto il link: http://curiositasufirenze.wordpress.com/tag/editto-cosimo-iii-1716-prima-doc/
Per il resto la penso esattamente come te sui due punti che hai evidenziato!
A presto,
Francesco
Buonasera Francesco…ho visitato il Castello del Barone Ricasoli a Castelnuovo Berardenga ed acquistato nell’Enoteca posta appena giu una sua Bottiglia…complimenti sempre per cio’ che scrivi..Bonne chance:-)
Hai saputo che ho superato (anche a pieni voti) l’esame? 😀
Sono veramente felice, ora ovviamente devo continuare a crescere perchè ho le basi ma c’è ogni giorno un mondo da scoprire. Per quanto riguarda la tua visita a Castelnuovo Berardenga… parliamo di luoghi storici, ricchi di aneddoti, conserva la bottiglia con cura. Un abbraccio e buona giornata!